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    Otogakure no Sato, 10 gennaio 250

    Come si governa una nazione?

    Da ormai troppi giorni questo pensiero rimbomava nella testa di Kuro, come un martello sull'incudine. Ormai il suono delle martellate lo svegliava, nel pieno della notte, riportando alla sua mente ogni ricordo del suo passato. Martellata: la sua prima missione a Kiri, il suo primo bagno di sangue. Martellata: il sigillo del Mizukage per non fargli rivelare informazioni su Kiri. Martellata: la fuga. Martellata: Neko ed il rifugio alla statua del caduto. Martellata: la guerra, i Demoni. Martellata: Come si governa una nazione?
    Hideyoshi l'aveva lasciato li, con un incarico ben più grande delle sue capacità, con una nazione in piena ricostruzione ed una calamità che aveva appena finito di stravolgere l'intera nazione.
    Erano giorni ormai che dormiva poco, si allenava ancor meno. I capelli avevano iniziato a coprire le orecchie, la barba iniziava ad unirsi in maniera sempre più folta alle basette. Solo i suoi occhi color ghiaccio erano rimasti identici, ultimo baluardo di quel che era Kuro prima di conoscere il suo amico, capo e fratello.
    Alzò la testa e con un soffiò spostò i ciuffi disordinati che iniziavano a coprirgli gli occhi. Era seduto sulla sedia dietro la scrivania piena di fogli e scartoffie burocratiche. Una vita che non gli si addiceva minimamente e che mia avrebbe pensato, un giorno, di vivere. Era un guerriero, un mercenario, una guardia del corpo. Ventiquattro anni trascorsi a combattere, a studiare approfonditamente l'arte della guerra, ad allenare il fisico e la mente; ventiquattro anni in gran parte trascorsi aggrappati alla sua katana, Shinso, che ora giaceva davanti a lui sulla scrivania in legno scuro, ricavata da un albero centenario. La accarezzò, quasi pensando al passato, quasi odiando la carica che stava ricoprendo, ingabbiato.. Proprio lui, in grado di volare, ingabbiato in quattro mura a compilare scartoffie.


    (Domani inizia la ricostruzione del Suono, ed io sarò davvero un Kage. Ho bisogno che tu mi sostenga, così come promettesti quella notte, quasi tre anni fa. Ho bisogno che tu sia la mia bocca, i miei occhi, le mie mani... le mie ali. Ovunque andrai, qualsiasi cosa farai, il tuo corpo sarà una estensione del mio.)

    Il classico sorriso beffardo in volto, prima di lasciarsi andare. Alzandosi, camminando verso la finestra, avvertì una strana sensazione lungo la schiena, che passò in fretta.

    - Sono arrugginito forse.
    ...Sarò davvero Kage. Pff, ho promesso di proteggerti, non di badare a queste cose al posto tuo, maledetto.


    Non aveva idea di quando sarebbe tornato, ma a stare li dentro sicuramente sarebbe diventato ancor più arruginito di quel che sentiva di essere. Si voltò quindi, tornando alla scrivania per afferrare Shinso, avvertendo nuovamente quella strana sensazione allontanarsi dalla schiena fino a raggiungere le braccia, per poi svanire di nuovo. Due passi verso la porta, e di nuovo quella scossa, rapida, verso la testa, che iniziò lentamente a girare. Pensò nuovamente alla stanchezza ed al poco allenamento, ma subito la sensazione avvolse le gambe prima, il resto del corpo dopo. Troppo caldo insolito, iniziò a sudare. Utilizzando Shinso come bastone per reggersi in piedi riuscì a malapena ad arrivare alla porta, per rivolgere alla prima persona fuori dall'ufficio del Kage uno sguardo, per poi cadere in ginocchio.
    All'ennessimo tentativo di rialzarsi, anche la presa su Shinso sparì del tutto, lasciando il suo corpo privo di ogni sensibilità afflosciarsi per terra, come un petalo appassito di una rosa bianca. Riusciva però a parlare, bofonchiare qualcosa guardando il muro che era davanti a lui, cercando di farsi comprendere da qualcuno.


    - Y-Yumi.

    Prima di spegnersi in un bagno di sudore.
    Delle immagini sfocate iniziarono a susseguirsi, rapide e lente al tempo stesso. La misura del tempo sembrava quasi corrotta, ciò che percepiva in vicinanza si muoveva troppo lentamente, in lontananza troppo rapidamente. Poi di colpo una statua davanti a lui, una donna con le mani aperte, a sorreggere un vassioio sul quale un pugnale veniva illuminato dalla flebile luce di alcune candele alte e snelle ai suoi lati. Percepì una piccola mano afferrare il pugnale, per poi rimetterlo nello stesso posto, ma sporco di sangue color cremisi. Ebbe per un attimo la sensazione di star rivivendo un evento del suo passato, di quando era un bambino o poco più.
    Quando riaprì gli occhi, era ancora per terra, davanti l'ufficio, ma questa volta con il corpo rivolto verso l'alto, le mani lungo i fianchi.
    L'immagine davanti a se cominciava a farsi sempre più nitida, meno scura e confusionaria. Capelli biondo cenere, una fascia nera. Mascella prorompente e barba incolta tra troppo tempo. Sorriso stampato su una faccia quasi soddisfatta di vedere quella scena.


    - Chiedo di Yumi e il primo che vedo al mio risveglio sei tu, Hiroga. Non aspettavi altro che vedermi crollare.
    Shinso. Dov'è Shinso.


    Allungò il braccio in cerca della sua katana, era il suo primo pensiero. Una mano rapida gli passò il manico, che utilizzò per far leva sul pavimento e rimettersi in piedi molto lentamente, ma forse troppo velocemente per le sue attuali condizioni. Una voce femminile spezzò il silenzio che si era creato dopo la pungente battuta di Kuro ad Hiroga.

    - E crollerai di nuovo, se non ri riguardi, Kuro-dono. Sei stato molto fortunato che io fossi qui, o che io potessi raggiungerti.

    Dalla voce si percepiva tutta la stanchezza e la sofferenza di Yumi, colonna portante del Villaggio. Gli ultimi catastrofici avvenimenti l'avevano sfigurata totalmente, privandola del dono della vita, che fortunatamente riusciva a bypassare grazie alla perfetta capacità di controllare la sua abilità innata. Era quasi inquietante vedere quell'occhio fluttuare su di lei, osservare e scrutare tutto in lungo e in largo.
    Kuro provò a sedersi, in semi sofferenza, strizzando l'occhio e sbuffando un po' in cerca dell'enorme sedia del Kage. Sentiva ancora tutto girare attorno a lui, un'insolita stanchezza lo pervadeva, non sentiva quasi più il chakra nel suo corpo, come se qualcosa dal suo interno stesse assorbendo la sua linfa vitale, ma non riusciva a capire con esattezza cosa. Non sapeva bene il motivo, ma oltre ad Hiroga e Yumi, nell'ufficio c'erano anche Kira e Yukai.


    - Sono mortificato, Yumi-sama. Sai quanto ci tengo a voi e sai quanto ho sofferto nel vederti in queste condizioni. Non ti avrei mandato a chiamare se non fosse strettamente necessario. E sono felice che ci siete anche voi qui. Devo comunicarvi una cosa importante, una decisione che ho preso e che intendo rispettare, per il mio e per il nostro bene. Per il bene di Hideyoshi-sama e per il bene di Otogakure.

    Lentamente si rialzò, avvicinandosi alla finestra. Per poi sospirare, poggiare le mani al davanzale in marmo e continuare i suo discorso.

    - Lascio a voi la guida di del Paese, per un breve tempo.
    Conosco perfettamente la legislatura, Hiroga-san. Non serve che tu sorrida o che faccia quelle espressioni. Non sto abbandonando il Paese e non sto venendo meno alle mie promesse verso il Kokage. Se fosse qui, lui capirebbe perfettamente.
    C'è qualcosa che non va e non sono più in grado di controllare il mio Chakra come facevo prima...prima che tutto accadesse.
    Mi sento fiacco e stanco, qualcosa dentro di me sta cambiando e non capisco il motivo.
    Lascio a voi la guida del Paese ed io, come Hideyoshi-sama, andrò a fare due chiacchiere con una...persona più saggia di me.


    - E dove pensi di andare, Kuro-san? In quelle condizioni non riusciresti ad uscire da questa stanza senza svenire.

    Un piccolo sorriso abbozò sul volto dello shinobi, mentre il ciuffo di capelli nuovamente coprì gli occhi di Kuro, celando uno sguardo tutt'altro che speranzoso, veramente preocupato di ciò che il suo corpo stava vivendo. Non doveva certo essere facile per un ragazzo che ha fatto del suo corpo la sua arma migliore, vederlo spegnersi senza saperne il motivo, logorarsi da dentro perdendone il controllo.

    - Ho pensato anche a questo. E non sarò solo.
    Partirò subito, necessito di un aiuto per uscire dal palazzo. Poi mi muoverò da solo.

    Tranne Hideyoshi, non erano molte le persone a conoscenza del suo rapporto con i canidi. Non per vergogna, ma per sicurezza verso i suoi alleati. Troppo male era stato fatto a Bull per colpa sua, e nonostante tutto, dopo tutto quel tempo, provava ancora forte vergogna nel farsi vedere da lui, sebbene Bull stesso avrebbe dato sempre la vita per lui. Che il suo miglior amico e confidente fosse Pakkun era ormai troppo evidente, perfino gli altri membri dell'Eremo lo prendevano in giro, pensando fosse il preferito dello shinobi, ma in cuor loro sapevano tutti che Kuro avrebbe dato ogni singolo arto per ognuno di loro indistintamente. Una preferenza sicueamente l'aveva, ma Fenrir non poteva mai essere considerato un pari grado rispetto agli altri canidi. L'aveva attaccato, addestrato, quasi ucciso. Per conquistare la sua fiducia lasciò cadere Shinso per la prima ed unica volta nella sua vita. Era un vero fratello, ed avrebbe fatto di tutto per combattere al suo fianco ancora ed ancora. Incarnava alla perfezione il principio di fedeltà e forza al quale Kuro ambiva da sempre.

    Con l'aiuto di Hiroga e Kira, finalmente riuscì a raggiungere le porte del Villaggio, per poi congedarli con uno sguardo rincuorante. Sapeva benissimo che Hiroga, sotto quel suo fare altezzoso e quasi irrispettoso, celava un velo di apprezzamento verso Kuro. Conosceva il suo potenziale, sapeva quanto forte l'ex ninja di Kiri fosse e conosceva perfettamente il suo modo di pensare e operare. Forse nascondeva questo apprezzamento con battute e smorfie, lo aveva sempre fatto, ma si fidava ciecamente di Hideyoshi, quindi in automatico riponeva la sua fiducia verso Kuro.
    Sebbene tutti si aspettavano che Kuro lasciasse il comando temporaneo a Yumi o a Kira, le sue parole sorpresero tutti, prima di mordersi il labbro e premere la mano sull'erba umida e fredda. Mentre una grossa nuvoa di fumo si palesava davanti a Kuro, le sue parole furono precise e decise.


    - Lascio il comando a te, Hiroga. E questa volta non voglio sentire battute o smorfie di alcun tipo. Questa è la responsbilità di cui hai bisogno. Non mi deludere, non deludere Hideyoshi e non deludere Oto. Ed hai il resto del Quintetto a disposizione per qualsiasi cosa, lo sai.

    Un grosso cane, piuttosto muscoloso, dal pelo non curato e rosso, era apparso dalla nuvola di fumo evocata da Kuro. Sembrava aver visto troppe battaglie, il corpo era ricoperto di cicatrici e segni. L'occhio destro era chiuso da un grosso solco scuro, due trecce scendevano sui lati del volto partendo dalle orecchie. La voce era molto calma, tutto il contrario di quello che il suo corpo lasciava intendere.

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    - Maestro, di cosa hai bisogno?

    - Lieto di rivederti, Katsuo-dono. Ho bisogno del tuo aiuto, mi serve una mano per raggiungere un posto.

    Claudicante, Kuro si avvicinò a Katsuo, accerezzandogli il pelo e dandogli un colpetto sul muso. Il cane rispose con un abbozzo di sorriso, per poi posizionarsi al lato destro di Kuro, chinandosi leggermente, dando modo allo shinobi di salire sulla sua schiena.
    I polpastrelli delle mani passavano da una cicatrice all'altra, come a ripercorrere tutti i combattimenti fatti da quel fiero cane, ma terminavano sempre con una dolce carezza: era troppo stanco di vederlo combattere con lui e per lui.


    - Mi dispiace che tu debba aiutarmi in questo, Katsuo-dono. Non appena starò meglio ti ricompenserò a dovere. E sai a cosa mi riferisco. Vedremo se sei ancora tu quello che fa più male con i graffi.

    Senza aggiungere altro, i due si incamminarono verso la foresta, lasciando Hiroga e Kira alle loro spalle. Sapeva che il fardello che aveva lasciato ad Hiroga avrebbe gravato su tutto il Quintetto, ma una volta ristabiliti e ritornati, Kuro e Hideyoshi avrebbero portato ad Oto quello che davvero serviva per la guida di quel Villaggio: forza ed esperienza.

    (Hideyoshi, mi dispiace esser venuto meno alla promessa di guidare la nazione in tua assenza, ma qualcosa non va. Sento il controllo del mio chakra svanire giorno dopo giorno. Sono stanco.)

    Otogakure no Sato, 12 gennaio 250



    Ormai la stanchezza si faceva sempre più presente. Quella che prima sembrava arrivare come un brivido e rimanere pe qualche secondo, diventava frequente. Non riusciva più a camminare sulle sue gambe, sebbene ci provasse per mantenere alto l'onore, se a detta di Kuro, lo stava abbandonando lentamente. Katsuo era partito, sotto ordine di Kuro in avanscoperta, mentre lo Shinobi, per non stancare oltre i muscoli delle gambe, si librava a pochi centimetri da terra, come era solito fare anche quando stava bene. Pakkun l'accompagnava, era un modo per rimanere in contatto con Katsuo anche a distanza.

    - Continuo a chiedermi a cosa pensi quando ti perdi nei tuoi silenzi, Kuro-chan.

    Era assolto nei suoi pensieri, ma quella fastidiosa voce lo destò per un attimo, facendolo tornare con i piedi per terra. Stava volando in quel momento, le suole toccarono terra quasi inconsciamente. Ormai padroneggiava il suo talento in maniera impeccabile, anche in quelle condizioni.

    - Sono passati ormai quattro anni da quando ci conosciamo. Sono perfino diventato Eremita, e non hai ancora perso il vizio di chiamarmi Kuro-chan? Non voglio che ti rivolga a me con il classico Dono, ma almeno Kuro-San me lo merito, non credi, PAKKUN-CHAN?

    - Credi davvero sia una questione di tempo? E NON CHIAMARMI MAI Più PAKKUN-CHAN! La barba non fa di te un adulto, se dovessimo badare ai peli che abbiamo addosso, dovresti chiamarmi Pakkun-sensei.
    Ma Kuro non ebbe il tempo di ribattere, che Pakkun sparì nella classica nuvoletta di fumo senza che il ninja avesse rilasciato l’evocazione.

    In un attimo Pakkun apparve di nuovo, sempre sulla testa di Kuro, la sua posizione preferita per apparire. Diede una piccola sberla in testa al ninja per poi riprendere a parlare velocemente. Nella sua voce e nella sua espressione si nascondeva un misto tra fretta e preoccupazione.

    - Basta poltrire, il vecchio ti vuole, andiamo e di corsa anche!

    Il piccolo cane non fu l’unico a sparire nel nulla, portò con sé anche lo shinobi del Suono utilizzando il metodo più veloce che usano le evocazioni per richiamare l’attenzione del proprio Eremita o di un qualunque firmatario.

    - Cosa c’è di così tanto urgente da dover usare la Tecnica Inversa del Richiamo, maldetto nan..?Oh.

    La postura di Kuro cambiò in un attimo, non appena si rese conto di trovarsi davanti al sommo dell’Eremo. La prima ed unica volta che l’aveva visto, si era presentata la medesima situazione e Fenrir rischiava quasi di impazzire. Cosa stava succedendo?

    - Sommo, c’è l’Eremi…SOMMO!

    - Oh, Hey, si. Kuro-san, sei qui.

    Non appena udì la parola San, Kuro si voltò verso Pakkun lanciando un’occhiata di sfida, ma poi sorrise lievemente prima di rivolgersi al sommo inu.

    - Sommo, mi ha mandato a chiamare? Cosa sta succedendo? Non ci crederà, ma stavo venendo proprio da lei..Io non.

    Prima che potesse finire la frase, il piccolo ed anziano cane parlò. Non sembrava troppo agitato o preoccupato, ma si poteva percepire chiaramente il dispiacere nel suo cuore. Qualcosa non andava, e nella mente di Kuro tutto cominciò ad essere più chiaro e lineare, forse vi era un collegamento con quello che stava succedendo.

    - Qualcuno sta avvelenando i nostri simili, Kuro-san. Non sappiamo con cosa, non sappiamo perché. E' qui, nel Paese della Roccia, e ci colpisce tutti, indiscriminatamente. Sia i membri dell'eremo, che i cani semplici che vagano per queste terre. Non so cosa fare, ragazzo mio... Mi serve il tuo aiuto.

    - Maestro..quel qualcosa di cui sta parlando, sembra aver preso anche me. Non controllo più il mio corpo ed il mio chakra. Mi sento sempre più debole e stanco. Aiutatemi a comprendere ed io aiuterò voi, tutti.

    Edited by .Kuroro - 23/1/2022, 12:36
     
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    Inaspettatamente, o forse non troppo, la risposta che Kuro e Tsume ricevettero andarono ad incrementare quello che era l'ormai ricorrente pensiero dello shinobi del Suono riguardo la Nebbia: totalmente fuori controllo.
    Se da una parte la risposta del giovane più basso di statura sembrava essere pacata e rispettosa, quella dell'altro ragazzo gli ricordò tutto quello che aveva fatto sì che lui iniziasse a pensare, alla loro età, di raccogliere il coraggio ed andare a parlare con il Mizukage in persona, possessore della temibile Pelle di Squalo, per poter lasciare per sempre quel paese. Lo aveva fatto a caro, carissimo prezzo. Andare via da Kiri avrebbe significato per qualunque ninja della Nebbia, ricevere un sigillo legato
    Che gli avrebbe impedito anche solo di nominare il suo vecchio villaggio, oltre a perdere onore e rispetto da parte di tutti, ma di questo Kuro non se ne crucciava molto. I modi altezzosi, rozzi e violenti non si addicevano ad una persona che, come lui, odiavano oltremodo l'utilizzo della violenza e della guerra, se non espressamente giustificato. Era forse questo che l'aveva reso tanto compatibile con Hideyoshi, figura estremamente misteriosa e pacata per più del tempo.
    La fortuna però sembrava esser girata positivamente, almeno quella volta, poiché lo stesso Mizukage era stato divorato dalla sua spada, sciogliendo quel vincolo di vita e chakra che pesava, sebbene molto poco, sulle spalle del giovane ninja.


    (Ho volutamente sciolto i miei legami con Kiri, avere quel sigillo non mi è mai pesato troppo. Pensare anche di celare il mio nome per non essere accostato a quel posto, per me, sarebbe stato ancor più onorevole.)

    E fu proprio questa la risposta che avrebbe voluto dare al giovane che gli aveva chiesto gentilmente chi lui fosse. Neanche fece caso alla maleducazione e le pessime maniere dell'altro ragazzo che sembrava davvero poco mentalmente stabile. Non lo degnò neanche di uno sguardo, ma non gli diede le spalle, per non risultare anch'esso maleducato. Si lasciò andare solo in un flebile sbuffo per poi rivolgersi prima alla ragazzina.

    - Ti ringrazio, Nanai-chan, sei molto gentile ma mi vedo costretto a rifiutare il tuo invito. Porta i miei saluti a tuo padre ad ogni modo e ringrazialo per la cortesia. Sto aspettando delle persone per dirigermi nella parte alta della città adesso.

    Poi al ragazzo più giovane e cortese.

    - Io sono Kuro, molto piacere. E sembra che la signorina seduta davanti a voi non riesce proprio a tenere la bocca chiusa, vero Tsume-chan?
    Si, conosco molto bene Kiri perché sono originario della Nebbia. Ho percorso un cammino molto diverso dagli standard insegnati nelle accademie e dei sensei, e quindi sono andato via con il permesso del Mizukage, che sembra aver compreso più o meno le mie ragioni. E tu sei, invece?


    Era una chiara frecciatina al ragazzo che aveva menzionato il pensiero dei suoi sensei. Sicuramente, una risposta del genere era frutto non solo della personalità del ragazzo, ma anche dal pensiero di qualcuno di più grande, che al posto di seguire un giovane ninja, era in grado di inculcare sentimenti non troppo buoni e fini non troppo nobili.

    (Spero che con il nuovo Muzikage, qualcosa cambi in positivo.)


    Attese la risposta e, quando fu data, si congedò. La stessa senzasione che aveva avvertito nello studio qualche tempo prima, si stava rifacendo viva. Il suo chakra inizò a ribollire, chiaro segno della vicinanza di Hideyoshi. Si voltò e, consapevole della loro direzione, si incamminò.

    Edited by .Kuroro - 1/3/2022, 13:30
     
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